Mayo-2010 MondoItaliano entrevista al MAESTRE de la OSMTHU José Antonio Cabrera Díaz.
I Templari furono amati, esaltati e celebrati, ma anche odiati per ragioni di potere
JOSÉ ANTONIO CABRERA DÍAZ
ANCHE OGGI IL NOSTRO MOTTO È SEMPRE "NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS; SED NOMINI TUO DA GLORIAM”
Incontro con il Maestro Internazionale dell'Ordine del Tempio,la massima autorità mondiale dei discendenti dei valorosi difensori del Santo Sepolcro.
Quando entrano in scena i Templari?
Una volta riconquistata Gerusalemme, i Crociati, visto che non erano un esercito regolare, ma solo Cristiani che difendevano il loro diritto di andare a pregare in TerraSanta, per la maggior parte
tornarono in Europa, alle loro case e alle loro famiglie, lasciando così Gerusalemme quasi senza protezione. Proprio in questo momento entrano in gioco i Templari. Hugues de Payns insieme ad altri
otto cavalieri - Bysol de Saint Omer, Andrè de Montbard zio di San Bernardo di Chiaravalle, Archambaud de Saint Aignan, Gondemar, Rossal, Jacques de Montignac, Philippe de Bordeaux e Nivar de
Montdidier) - partono dalla Francia per andare in TerraSanta con lo scopo di difendere i pellegrini dagli attacchi delle bande dei musulmani.
Perchè ebbero tanto successo?
Perchè erano allo stesso tempo sia monaci sia guerrieri. Venivano chiamati inizialmente i "Poveri Cavalieri di Cristo" , ma erano un Ordine monastico e guerriero. Questa fu un’idea veramente
rivoluzionaria per quel tempo, perchè superava la tradizionale divisione sociale formata da: Bellatores, coloro che combattevano; Oratores, coloro che pregavano e Laboratores, coloro che lavoravano.
I Templari univano alla mansuetudo del monaco la fortitudo del guerriero.I monaci cosiddetti tradizionali pronunciavano tre voti, ossia obbedienza, povertà e castità: i Templari, oltre a questi tre
voti, ne pronunciavano anche un quarto, cioè lo "stare in armi", quindi il combattimento armato. Ripeto, erano dei veri e propri monaci guerrieri.
Quali erano le loro regole?
La Regola Templare era formata da 72 articoli ed era durissima. Veniva vietato qualsiasi contatto con le donne, non si poteva baciare neanche la madre, ma bisognava salutarla compostamente chinando
il capo; non si poteva andare a caccia, erano vietati il gioco dei dadi e delle carte, aboliti mimi, giocolieri e tutto ciò che è divertimento, non si poteva ridere scompostamente, parlare troppo o
urlare senza motivo, i capelli andavano corti o rasi, in inverno la sveglia era alle 4 del mattino, in estate alle 2, bisognava dormire "in armi" per essere sempre pronti alla battaglia . Questo
perchè sapevano che il demonio colpisce di giorno e di notte, quindi si doveva difendere il Sacro Sepolcro dall'alba all'alba successiva sempre in armi. C’erano regole anche sul modo di mangiare e
sul modo di vestirsi. Bisognava veramente avere una sincera vocazione per sottomettersi a regole così dure e intransigenti. Oggi molte di queste regole, all'atto pratico non sono più attuali, ma
rimangono valide quelle morali ed etiche.
Di fronte a tanto valore e tanto prestigio, perchè furono perseguitati?
È vero, si erano sempre distinti per la loro incredibile determinazione in battaglia, avevano disciplina disumana e una spietata fermezza di fronte all’avversario. Anche la flotta nautica Templare
era tra le migliori, nessuno si sarebbe mai azzardato ad attaccare una nave battente bandiera Templare e i Saraceni se ne tenevano ben alla larga. Pertanto è veramente triste pensare che i cavalieri
sopravvissuti alle scimitarre dei Saraceni caddero poi vittime dei carnefici del Re di Francia e della debolezza del Pontefice, tra di essi c’era anche l’ultimo Gran Maestro, Giacomo di Molay e il
precettore di Normandia Goffredo di Charney. Alla fine il bilancio fu tragico: in due secoli di valorosa presenza i Templari lasciarono sul terreno dei regni cristiani oltre 12.000 cavalieri.
Gran Maestro, qual'è oggi il ruolo dei templari?
Ovviamente non combattiamo più come nell'antichità, ma siamo sempre dei cavalieri obbedienti e leali, che predicano e praticano i più elevati principi morali, ci occupiamo di beneficenza, facciamo
del bene al prossimo. Siamo un Ordine molto aperto e socialmente attivo. La nostra liturgia è molto sempice, ma efficace ed essenziale, come quella dei nostri illustri predecessori. Quando celebriamo
l'investitura dei neofiti usiamo un grano e un pizzico di sale, due elementi emblematici che in alcuni casi adotta anche il rituale cattolico. La nostra missione è anche quella di riunificare tutti
gli Ordini del mondo. Tutto questo non lo facciamo per avere dei meriti personali, ma solo en unicamente per onorare il nome del Signore. Infatti il nostro motto è “Non nobis Domine, non nobis; sed
nomini tuo da gloriam”. In questa frase c'è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza e del nostro operato.
Intervista di Giulio Rosi
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